Talent Reunion

15 November 2019 - Suitex

15 novembre 2019. Al civico 10 di Piazza Duca d’Aosta, negli spazi di Suitex International, personalità assai accreditate impegnate nel campo della moda e del design hanno rivolto testimonianze e suggerimenti al pubblico presente in sala, composto dai profili che Suitex ha selezionato per il programma Enjoy Your Talent!.

L’incontro che si è svolto deve certamente la sua riuscita ai contributi offerti dagli interlocutori che sono intervenuti. Il pregio delle considerazioni argomentate giustifica indubbiamente il rilievo delle posizioni che essi hanno raggiunto. Si tratta di personalità come Francesco Scognamiglio (Creative Director), Michela Gombacci (founder & CEO The Luxewide Group), Ilaria Ferraro Toueg (Interior Designer & co-founder dello showroom Ted Milano), Mario Dice (Art Director), Stefano Bellandi (CIO & Partner Cipriani Couture).

Esordisce Francesco Scognamiglio a proposito del talento: “Ho avuto il dono, come un pianista, di nascere con la mano felice. Ho sempre disegnato dai due anni ma non disegnavo vestiti”. Eppure avvisa:

“Si dovrebbe iniziare ad avere più esperienza possibile presso le aziende, presso gli atelier”.

 

Attualmente la moda pare assorbita all’interno del circuito digitale ad opera di Instagram. Questo sta generando un fraintendimento non di poco conto, come ha denunciato Ilaria Ferraro Toueg in un passaggio significativo: “Tutti cercano di lavorare sull’immagine, ma talvolta non hanno un supporto in termini di contenuti […]. Possono essere delle meteore, ma non c’è solidità”. Le fa eco Michela Gombacci, la quale ritiene che l’utilità che si ricava dal ricorso dei social media può essere attribuita alla capacità di “aumentare la brand awareness per spingere le vendite”, tuttavia non può essere una strategia di affidamento sicuro per la costruzione della qualità del proprio prodotto. Introdurre la moda nel circuito digitale comporta il rischio di sottoporla alla transitorietà del gusto vigente. Pertanto occorre riempire di contenuti il proprio lavoro e ciò richiede formazione, osservazione, ricerca – come sostiene la Ferraro.

“Bisogna imparare ad avere la cultura del fallimento”,

sottolinea Stefano Bellandi. Il fallimento non è da intendere attraverso il concetto della perdita derivato dell’insuccesso. Piuttosto, il fallimento è l’occasione attraverso cui migliorare sé stessi.

Si aggiunge quanto argomentato da Ilaria Ferraro Toueg:

“Bisogna lasciare che le cose succedano e sperimentare”.

 

“È sbagliato pensare è impossibile

sostiene Michela Gombacci. Non bisogna temere l’esito delle proprie iniziative. Se prevalesse la sfiducia, le azioni perderebbero di efficacia. La sfiducia paralizza e rischia di interferire irrimediabilmente con i nostri desideri più intimi. Bisogna avere coraggio piuttosto e rimanere umili e “gentili con le persone” come sostiene Mario Dice.

Essere umili non vuol dire riconoscersi inadeguati. Piuttosto l’umiltà è la disposizione di coloro che intendono rimediare alle proprie carenze, individuandole. Non vi sarà alcuna crescita se non si sia disposti a riconoscere ciò che occorre al proprio miglioramento.

Essere gentili con gli altri, come auspicato da Dice, vuol dire prestare ascolto, essere attenti quando ci parlano. Se accadesse il contrario si rischierebbe di arrestare la propria crescita, supponendo la propria grandezza ormai giunta a compimento. E poi

“Bisogna essere gentili perché ci si trova di fronte una persona, che va rispettata”,

sostiene Mario Dice.

I passaggi che sono stati riportati sono testimonianza di umiltà, dedizione, coraggio, impegno, sacrificio, passione, intraprendenza e tenacia. Sono queste le condizioni a cui occorre tendere per coltivare il proprio talento e va dato atto ai relatori di averle sollecitate nel corso di questa giornata.

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