Il settore del design investe nel retail

18 Aprile 2024 - Suitex

Questa settimana ha visto il design come protagonista assoluto in occasione della Milano Design Week, un evento ormai iconico che fa da faro al settore del design.

Molteplici sono i Design Districts che hanno fatto da palcoscenico ai designer, ai brand e a tutti coloro che ne hanno preso parte: i principali sono Brera, 5Vie, Tortona, Isola e Durini Design District, poi abbiamo i quartieri più “giovani” come Monumentale e Porta Venezia Design District.

Tra le nuove location, quest’anno abbiamo avuto via Sarpi e la zona di Chinatown, che si collega all’area del Cimitero Monumentale, già l’anno scorso coinvolta nella Design Week.

«La settimana del design è un momento fondamentale per Milano, perché contribuisce a qualificare la nostra città come capitale indiscussa del design a livello internazionale, ma anche per le ricadute economiche dirette. Lo scorso anno la Camera di commercio ha stimato in 220 milioni di euro l’indotto generato nei sette giorni della Design Week».

Queste le parole di Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro.

Fatturato e statistiche post-pandemia


Il settore del design, in particolar modo quello dell’arredamento, ha visto un calo del fatturato nel 2023 del 3,8 % rispetto al 2022, un dato poco incoraggiante ma pur sempre superiore ai dati pre-pandemici.

Le ragioni di tale calo, alla luce delle testimonianze di molte imprese del settore, si possono attribuire all’inflazione, all’aumento dei tassi di interesse che ha ostacolato il mercato immobiliare, al depotenziamento degli incentivi fiscali legati al settore dell’edilizia, alle tensioni geopolitiche dovute alle guerre e all’indebolimento di paesi fondamentali per l’export di mobili come Cina, Stati Uniti e Germania.

Nonostante ciò, parecchie aziende sono riuscite a raggiungere risultati, in termini di fatturato, più che soddisfacenti. Grazie ad investimenti mirati all’apertura di negozi monomarca, le aziende sono riuscite a riqualificare la rete di commercio internazionale: la tendenza ad investire in negozi monomarca non rappresenta una novità per le aziende di design, ma più che altro un ritorno voluto al retail dopo «l’ubriacatura da e-commerce del biennio pandemico» a detta di Marta Casadei, giornalista de Il Sole 24 Ore.

I consumatori del lusso, in particolare, dopo la pandemia hanno ricominciato a preferire lo shopping nei negozi fisici, che nel 2024 ha già iniziato a registrare una crescita delle vendite superiore a quella effettuata sui siti online.

L’Altagamma Consensus 2024 ha stimato una crescita del 7,5%, rispetto all’anno precedente, delle vendite effettuate dai canali retail, una crescita che vede come protagonista il monomarca: secondo i dati dell’Altagamma-Bain Worldwide Luxury Market Monitor 2023 i canali di vendita monomarca hanno visto una netta crescita rispetto ai multimarca, specialmente negli ultimi cinque anni. Ciò ha comportato un ribaltamento delle vendite dei prodotti di lusso rispetto al periodo pre-Covid, in quanto fino al 2019 il 60% delle vendite veniva assorbito dal canale wholesale che oggi, invece, è sceso ad una quota di mercato pari al 52%.

Investimenti

 

Rimadesio
©Rimadesio

Rimadesio, azienda italiana di design, rappresenta un chiaro esempio di azienda che ha deciso di investire sul retail: «Puntiamo ad aumentare la produzione, che nel 2023 è già salita del 9%, e per farlo continuiamo ad investire: nella nuova sede sempre qui a Giusano, che sarà pronta nel 2026 […] Entro la fine dell’anno, poi, apriremo due negozi a gestione diretta a Parigi e Miami» sono queste le parole di Davide Malberti, ceo di Rimadesio.

Il mercato principale dell’azienda rimane comunque quello europeo, ma la scelta di continuare ad investire sui canali retail all’estero, è dipesa tanto dall’incremento delle vendite estere, in particolar modo in Cina.

 

Giorgetti, un’altra azienda italiana che ha trasformato il proprio marchio in un marchio di lifestyle e non solo di design, ha concluso il 2023 con un fatturato da record che ha superato gli 80 milioni di euro. Nei primi mesi del 2024 ha visto una crescita importante anche grazie ai canali retail, su cui l’azienda ha deciso di investire: le prossime aperture previste, oltre a quelle dell’anno scorso a Milano e a New York, sono in Medio Oriente, a Dubai e Riad.

A riguardo però, a detta dell’amministratore delegato dell’azienda, Giovanni del Vecchio, bisognerà capire come si evolve la situazione politica globale, poiché tra la guerra che coinvolge la Russia e l’Ucraina e le tensioni in Medio Oriente, il mercato del retail potrebbe risentirne.

 

©Giorgetti

 

Anche Molteni Group, grazie ad una strategia retail, è riuscita a raggiungere nel 2023 un fatturato di circa 480 milioni di euro superiore a quello dell’anno precedente. Quest’anno l’azienda ha in cantiere altre 15 aperture di nuovi negozi monomarca in Cina, India, Stati Uniti, Arabia Saudita, Sud America ed Europa, oltre agli altri 100 preesistenti a livello mondiale.

«Vogliamo esportare il valore dei nostri brand, 100% made in Italy, attraverso una rete fisica di negozi che ci permetta di essere vicini ai clienti e quindi di poter offrire loro un valore aggiunto» sono queste le motivazioni, che si celano dietro la strategia aziendale di puntare sul retail, date da Marco Piscitelli, managing director di Molteni Group e ceo di Molteni&C.

© Molteni Group

 

L’azienda brianzola Flexform, invece, è stata segnata da un 2023 a tratti ostico, che non ha però minacciato gli investimenti fatti dall’azienda in ambito retail.

Il brand è collocato in 80 paesi del mondo con una rete di rivenditori molto qualificati ed è presente in molte delle città più importanti dello scenario mondiale con 35 flagship store.

«Come è ormai noto, la pandemia, ha riportato la casa e l’arredo nel focus degli ambiti di spesa più rilevanti per i consumatori, nella maggior parte dei Paesi del mondo […] Questa ritrovata centralità aveva consentito al nostro settore di beneficiare di risultati di vendita molto buoni negli anni passati […] Nel corso di quest’anno sono già previste nuove aperture di showroom monomarca per rafforzare la presenza del brand su scala globale» sono queste le parole di Giuliano Galimberti, export sales director e membro del consiglio di amministrazione dell’azienda.

©Flexform

Tecnologia e ritorno alle origini

La National Retail Federation, all’inizio di quest’anno, ha celebrato il ritorno della centralità dello store fisico, simbolo di esperienza, umanità e relazione diretta tra brand e cliente. Potrebbe sembrare un ritorno alle origini, ma così non è, in quanto il contesto circostante è cambiato ed è in continua evoluzione. Innanzitutto, è fondamentale ricordare che, dopo la pandemia, la percezione dello store fisico è profondamente cambiata: la possibilità che dà lo store di avere un contatto diretto con le persone è diventato un qualcosa di quasi irrinunciabile.

Tra l’altro, oggi, l’ambito del retail si trova a dover fronteggiare realtà come l’AI, che sta stravolgendo le modalità processuali di moltissime attività, offrendo un nuovo punto di vista. L’ingegno sta nel capire come sfruttare queste nuove realtà per favorire il proprio business.

«Portiamo avanti un approccio per cui innovazione significa costruire un ambiente in cui persone e tecnologia possano convivere, sia nel lavoro di squadra che nell’esperienza di acquisto» Clodagh Moriarty, Chief Digital Officer in Sainsbury’s Group – di cui fa parte il brand di arredamento Habitat – ha così evidenziato la possibilità di cooperare con la tecnologia, senza per forza considerarla una minaccia.

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