Fashion Week, perché sono ancora così importanti

19 Luglio 2022 - Suitex

Milano, Londra, Parigi, New York sono definite le capitali della moda per un motivo ben preciso, per il quale vengono definite le “Big Four”.
Tra febbraio e marzo vengono presentate le collezioni autunnali e invernali, tra settembre e ottobre vengono presentate quelle primaverili ed estive.

Durante il periodo del Covid le case di moda sono state obbligate a trovare delle soluzioni alternative, digitali o in forma ibrida. Una volta tornati alla “normalità” ci siamo quindi chiesti: abbiamo ancora bisogno delle Fashion Week? La risposta, secondo noi, è sì.

La Fashion Week nasce nel 1943 a New York. Lo scopo era quello di mettere in risalto le collezioni degli stilisti americani e dare una possibilità alle case di moda locali di emergere in un momento in cui, durante la Seconda Guerra Mondiale, era pressoché impossibile farsi arrivare oltreoceano le collezioni d’alta moda europee. La formula funzionò e da lì a poco tutte le maggiori città replicarono con successo le sfilate organizzate in questo modo: dall’haute couture di Parigi, alla settimana della moda di Milano degli anni cinquanta e infine Londra negli anni ottanta.

Lo scopo di una Fashion Week è molteplice: prima di tutto commerciale, certo, ma anche e soprattutto comunicativo.

L’obiettivo primario è quello di mostrare ai buyer le collezioni. Si tratta del punto di arrivo di un processo creativo durato mesi, che coinvolge team di decine e decine di persone, e i dettagli di presentazione fanno la differenza. Si decidono e confermano inoltre le tendenze, in termini di linguaggio, forme, colori e materiali.

Le settimane della moda sono però anche dei pretesti per raccontare i valori e i risultati della propria azienda, e per creare brand awareness. Per questo motivo partecipano giornalisti, influencer e personaggi dello spettacolo. Le sfilate stesse sono spesso delle vere e proprie opere d’arte, vengono pensate in location da sogno (vedi la famosa sfilata Fendi alla Fontana di Trevi) o ancora si organizzano dei dj-set con cantanti di fama internazionale (note per questo le sfilate concerto di Philipp Plein).

È difficile scegliere ma tra le tante come dimenticare la sfilata del 1998 di Dior Couture al Palais Garnier, o Chanel 2012, in cui le modelle sfilarono in un acquario, o ancora Gucci 2015 quando Alessandro Michele segnò la storia prendendo la direzione creativa e presentando una collezione di rottura completa col passato e cambiando per sempre la storia del brand.

Le sfilate durante la Fashion Week hanno quindi sempre accompagnato la storia e la cultura dei loro Paesi ospitanti e non solo. Sono stati e sono sintomi di rinascita, mezzi di comunicazione, veicoli per messaggi di pace e di rivolta. Siamo tutti un po’ attori e spettatori della magica Fashion Week.

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