Gucci Men FW2020: provocazione intellettuale o legittima scelta di stile?

21 Gennaio 2020 - Suitex

Indossare un vestito oggi corrisponde ad un’esigenza distintiva volta alla propria autenticazione. Oggi, infatti, osservando il modo in cui vestiamo, troviamo ovvio riconoscere negli abiti, non solo pezzi di stoffa combinati in modo da rendere confortevole la nostra condizione, ma soprattutto la testimonianza delle scelte espressive e simboliche che vengono riflesse proprio attraverso il costume.

Che ciò sia veritiero, è dimostrato dalla recente opera di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che per l’uomo Gucci autunno inverno 2020-21 ha portato sulle passerelle un’inedita raffigurazione dell’immaginario maschile. Le creazioni proposte da Alessandro Michele sottopongono il concetto di mascolinità ad una quanto mai provocatoria rivisitazione. Il campionario Gucci sembra essere uno sberleffo alla virilità più compiuta e spinta, cui la tradizione culturale ha provveduto a costituire. La possanza fisica e il vigore morale mediante cui viene preteso di riconoscere l’uomo, sono mandati in frantumi dalla rievocazione di un guardaroba infantile e affrancato dal machismo fortemente esibito.

A tal proposito, tutto in questa collezione appare in modo inequivocabile plasmato secondo l’evocazione della leggerezza infantile, della lievità della spensieratezza, del candore dell’ingenuità. Così uomini fatti, assumono le paradossali sembianze che i codici linguistici propri del vestire, ascrivono solitamente all’età infantile.

Con questa collezione, Alessandro Michele sembra sbriciolare quell’archetipo secolare che sovrintende alla costruzione sociale del maschile negli uomini, e che li obbliga alla adesione a un patrimonio di valori e pratiche che li precede storicamente e li forgia, rivendicando la necessità di una definizione più fluida e spontanea della loro identità di genere.

A margine possiamo affermare che è senz’altro lodevole che una collezione possa avere il potere di suscitare delle considerazioni così erudite. In tal senso va dato atto ad Alessandro Michele del tentativo riuscito di veicolare significati attraverso oggetti, proprio come fa l’arte che traghetta dei significati e si staglia come un mezzo per esprimerli. Ciò induce a considerare che il suo tentativo artistico è pienamente riuscito poiché è stato in grado di produrre delle considerazioni di notevole rilievo per la discussione pubblica.

Tuttavia rimane da chiedersi se il suo operare abbia potuto rispondere ad un tentativo pratico altrettanto riuscito come quello artistico e che nello specifico fa riferimento alla possibilità di incontrare l’approvazione di coloro che si propongono di vestire quegli stessi capi: i consumatori.

Sul piano teorico, invece: perché ridefinire una coscienza del maschile e una sua rimodulazione, appellandosi all’incoscienza del fanciullesco? Un tale tentativo non rischia di indebolire il proposito originario di riconfigurare i confini del maschile a causa dell’incompiutezza che caratterizza l’infanzia?

Queste domande hanno la sola finalità di aumentare un dibattito che solo una grande intuizione può sollecitare.

Image Highsnobiety/Eva Losada
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